Crisi economica, notizie, cause, FALSITA', conseguenze etc

Il caso Grecia dimostra che dall’euro si esce solo con una guerra o con la rivoluzione (di Antonio Maria Rinaldi)

Il caso greco, ma sarebbe più opportuno chiamarla direttamente la tragedia greca, ha definitamente fatto intuire che dall’euro si può uscire solo con una rivoluzione o una guerra come la Storia ha sempre insegnato ci si libera da una dittatura.

Nulla poteva il giovane Alexis Tsipras contro il muro di gomma con cui si è confrontato, anche lui abile ma inutile illusionista per poter minimamente cambiare il potere oligarchico che si divide fra Bruxelles, Francoforte e Berlino.

I greci hanno creduto in lui ed hanno creduto ancor di più come la forza del proprio voto potesse ancora determinare cambiamenti in un sistema che ancora in troppi credono erroneamente sia fondato su principi democratici.

continua QUI

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Ogni tanto che c’e qualche pezzo scritto non da solito Prof. vale la pena di raccorglerlo.

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Test for dummies:
Se leggendo questo articolo provi sensazioni come: stupore, incredulità ecc…, forse sarebbe il caso di farsi qualche domanda (e usare la TV solo per guardare qualche bel film…)

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Sì ma cambiate la parola Grecia con Italia e tutto l’articolo va bene anche per noi. E vale per la Francia, la Germania, la Spagna ecc. ecc.

Ci sarebbe da chiedersi come mai la commissione parlamentare si muove solo ora.

Io penso che, non essendo più sostenibile la tesi che l’austerità e i tagli fanno migliorare i conti economici e, COME VOLEVASI DIMOSTRARE, non avendo Tsipras ottenuto una beata fava, perchè nulla poteva ottenere se no una “dilazione nei pagamenti” che l’usuraio normalmente non concede se non in cambio di condizioni più vessatorie, è cominciata l’opera politica per ripulire i propri politici dalle grandissime balle che hanno fino ad oggi sostenuto prima che, invece delle loro poltrone, saltino le loro teste.

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Un I_nutile I_diota che arriva adesso a dire cose che io (e non solo io), che non ho nessuna aspirazione politica, dicevo anni fa.

Ovviamente l’I.I. si guarda bene dallo spiegare le vere cause delle crisi degli stati periferici e di citare gli economisti che hanno veramente contribuito allo studio macroeconomico e monetario (-_-).

Declinare gli effetti di una unione monetaria così sgangherata e priva di ogni fondamento logico, senza studiarne le cause, è come discutere del gol subito dal portiere senza prendere in considerazione che la squadra era formata da 8 attaccanti ubriachi, un centrocampista cotto, un difensore zoppo e un portiere cieco.

potete saltare al minuto 05:40 (due minuti di sopportazione sono già tanti)

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Cerco di rispondere riducendo il discorso ai minimi termini, semplificando, pur consapevole che non sarà sicuramente un modo di argomentare minimamente vicino a quello di un economista di professione.

Allora @dark13, prova ad immaginare gli agglomerati di persone e aziende (Province, Regioni, Macroregioni, Stati… dal punto di vista economico. Esse sono come contenitori di liquidi a vasi comunicanti (dove il denaro è il liquido ovviamente).

Se tu importi da un’altro contenitore devi versare nell’altro contenitore una parte del tuo liquido e siccome nulla è infinito, devi poter vendere ad un altro contenitore qualche tuo prodotto o servizio per riottenere i liquidi che ti servono per poter fare nuovi acquisti, Se non lo fai, in definitiva, quando hai trasferito tutti i tuoi liquidi negli altri contenitori non avrai più la possibilità di commerciare neppure all’interno del tuo contenitore ossia della tua stessa economia salvo il baratto a l’adozione di una moneta nuova e diversa.

Questo ragionamento è valido sempre, qualunque sia la moneta di ciascun contenitore. Anche se Italia, Francia e Germania hanno la stessa moneta, se uno stato acquista da un’altro più di quanto non è in grado di vendere all’estero, la quantità di denaro disponibile nella sua economia è destnata a diminuire.
Le monete diverse hanno il solo scopo di regolare il rubinetto delle importazioni facendo diventare troppo costosi gli acquisti all’estero quando la moneta nazionale sul mercato internazionale diventa eccessiva e le monete straniere (più richieste) iniziano a scarseggiare.

Non è possibile pensare di avere una moneta forte se la propria economia non sorregge quel valore.

Per contro, l’altra faccia della medaglia di avere una moneta diversa è che, quando la moneta nelle casse degli altri stati diventa troppa e la loro diventa scarsa, i ruoli si invertono e gli stati stranieri perdono la loro competitività e trovano la convenienza ad importare spendendo la moneta incassata in precedenza e riequilibrando così il gioco dei vasi comunicanti delle varie economie.

Cosa è successo con l’adozione della moneta unica?
E’ mancato il gioco dei vasi comunicanti determinato dalla differenza di cambio e, giorno dopo giorno, abbiamo cominciato a spendere all’estero più di quanto all’estero noi vendavamo.
Nota bene che “estero” per l’Italia contina ad essere anche la Francia, la Germania, la Spagna …, anche se hanno la nostra moneta! E non bisogna trascurare il fatto che il grande scambio commerciale si ha sempre con i paesi limitrofi, quindi intraeuropei.
Come è stato compensato in questi anni lo squilibrio “dei vasi comunicanti” della liquidità in seno alla moneta unica?
Con il CREDITO.
Non avendo più il rischio di cambio a frenare la concessione di crediti, il surplus finanziario dei paesi del centro europa hanno trovato ultraconveniente finanziare i paesi periferici che si sono indebitati non più internamente ma Esternamente. Tutto è andato bene (si fa per dire) fino alla prima crisi finanziaria, dopodiche i nodi sono venuti al pettine.

E con questo si spiega anche perchè nonostante la svalutazione dell’Euro di oltre il 20% non si è prodotto nessun risultato sulla nostra economia: la svalutazione dell’euro no ha minimamente influito sugli squilibri delle economie Interne all’unione monetaria europea.

In pratica Dark ribadisco che non è possibile comperare all’estero nessuna cosa (neppure il petrolio o i beni HiTec) se non si è in grado di procurarsi la valuta estera necessaria per pagare questi beni.
Se non lo fai ti indebiti e la Grecia (ma anche l’Italia) è lì a dimostrare cosa sucede quando ci si indebita. L’aumento dei prezzi dell’HiTec, che per te è uno svantaggio, per me è il primo passo verso il giusto prezzo che noi possiamo permetterci di pagare in carenza di esportazioni. Con meno esporteremo con meno potremo permetterci di comperare all’estero, qualunque sia la nostra moneta, fino a non poterci più permettere di comperare nulla o di non poterci permettere di pagare i nostri creditori da cui abbiamo ottenuto prestiti come la Grecia.

Spero, @dark13 (e chiunque leggesse), di essere riuscito a convincerti, se non è così ti prego di espormi le tue perplessità e cercherò di essere più esauriente.

Dopo aver ricevuto riscontro e archiviato questo concetto ci sono altri aspetti IMHO molto interessanti che abracciano l’argomento che ho esposto e che, tempo e caldo permettendo, mi piacerebbe discutere con voi.

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Questo video lo avrei dovuto/voluto postare QUI perchè Bagnai affronta IMHO con grande lucidità argomenti che vanno oltre il mero problema della crisi.

Sul vecchio forum una volta Babuskin aveva evocato una terza guerra mondiale come conseguenza inevitabile del capitalismo, io non la penso come lui ma sono profondamente convinto che gli effetti che questo sistema economico stanno ottenendo sono l’esatto contrario di quello che ogni persona sana di mente avrebbe voluto e si sta alimentando un reciproco odio tra i paesi dell’eurozona che non ha precedenti dal dopoguerra e che non porta a nulla di buono.

Però ho deciso di postarlo in questa discussione perchè affronta anche aspetti collaterali al problema cambio fisso che sono in parte quelli che avrei voluto discutere dopo il mio post qui sopra. Ci sarà comunque tempo per aggiungere qualcosa.

Onestamente da quando ho iniziato a leggere il blog di Bagnai e i suoi libri avrei voluto postare qui un mare di suoi articoli e studi; non l’ho fatto per chè credo nella capacità di ogn’uno di informarsi come e dove crede e anche per non diventare troppo insistente visto il genere di argomenti che tratto.

Questa volta però non ho dubbi e non faccio sconti, 1h e 8’ da ascoltare fino all’ultimo secondo. Dopodiche, se non credete che ci sia del vero in quello che dice, potete skippare tranquillamente qualsiasi mio post perchè non vi fregherà mai niente neanche di quello che dico io (fino al giorno che non capiterà anche a voi).

Quest’oggi ho pensato di darvi alcuni spunti di riflessione sulle “regole del gioco” e su cosa succede quando queste mutano.

N.B. - Mi rendo conto benissimo che è una sinsesi molto parziale, ci sono millemila argomenti che si concatenano ma come dicevo si tratta di spunti di riflessione, non di un trattato economico, per quelli rivolgetevi altrove (alcune fonti ve le ho già date).

Ho quindi pensato di partire presentandovi un uomo “molto strano”: Riccardo Frenkel.

Strano? Perchè?
Bhè, credo che non sia normale per un uomo avere il ciclo e lui ne ha uno tutto suo:
Il Ciclo di Frenkel.

Allora vediamo il più brevemente possibile cosa dice lo studio di Frenkel e il suo Ciclo.
Questo studio prende in considerazione cosa accade quando economie differenti (con struttura industriale differente, inflazione differente, norme fiscali, sociali e lavorative differenti, potenzialità del territorio differenti e risorse differenti) adottano un aggancio valutario ad una moneta “forte”, che nella storia è quasi sempre stato un aggancio valutario al Dollaro e oggi all’Euro per i paesi aderenti.

Accade questo:

1a fase: Adozione del cambio fisso e deregolamentazione - in questo primo momento, come “logica” conseguenza all’aggancio valutario ad una moneta forte vengono adottati pacchetti di riforme finanziarie con liberalizzazioni dei mercati finanziari interni e liberalizzazione dei movimenti di capitali esteri.

2a fase: Esplosione del debito estero - Come conseguenza delle liberalizzazioni di cui sopra scompare completamente il rischio di cambio e le società finanziarie dei paesi più ricchi trovano facile sbocco nei nuovi paesi con economia meno matura per i loro capitali a tassi di interesse più alti rispetto a quelli che potrebbero lucrare a casa loro e i paesi “periferici” trovano quella facilità di credito che non permetteva loro di spendere come nei paesi più “sviluppati” e decolla l’accesso al credito che altro non è che indebitamento e visto che a prestare i soldi sono finanziarie estere decolla l’indebitamento estero.

3a fase: L’economia “periferica si surriscalda” - L’aumento della liquidità determinato dalla fase precedente stimola l’economia, gli acquisti aumentano e con l’aumento della domanda naturalmente sale anche l’inflazione (prima regola del mercato: se ho un pesce e due persone che lo vogliono il prezzo sale) e con l’aumentare dell’economia aumentano anche le lecite aspettative di futuri maggiori guadagni che si trasformano in nuove richieste di finanziamenti (per lo più al consumo).

4a fase: La competitività peggiora e si gonfiano le bolle- L’aumento dell’inflazione porta al peggioramento della competitività del paese periferico rispetto a quello centrale, la bilancia commerciale peggiora (si acquistano più beni all’estero di quanti se ne vendono) ma il fascile accesso al creditocontinua a spingere ad indebitarsi.

5a fase: Arresto dei finanziamenti e scoppio della crisi - A un certo punto però, una causa estena (come fu lo scoppio della scrisi sub-prime degli USA ma sarebbe andata così in ogni caso) spinge il settore finanziario a rientrare dei loro crediti poichè diventa sempre più evidente che l’esposizione ha superato di gran lunga il limite del rischio. Scoppia la crisi, i capitali rientrano (o tentano di rintrare) nei paesi di provenienza, lo Stato inizia a farsi carico di maggiori spese (e minori entrate causa crisi) per cercare di sostenere e spingere l’economia a riprendersi.

6a fase: Decollo dello spread e pubblicizzazione del debito - Naturalmente col rientro all’estero di parte dei capitali gli interessi schizzano in alto, non solo quelli privati ma anche quelli sui Titoli di Stato, che fanno aumentare il conto che lo Stato deve pagare per finanziarsi. Da qui un aumento delle manovre di austerità e incremento della pressione fiscale per poter continuare a pagare il conto degli interessi. Poi lo scoppio delle bolle finanziarie mettono in crisi il sistema bancario e lo Stato è costretto ad intervenire per evitare che la loro crisi travolga i risparmiatori e tutto il sistema economico nazionale (too big to fail).

7a fase: Il tracollo - Le misure di austerity, i tagli alla spesa sociale e l’aumento dell’imposizione fiscale deprimono il mercato interno, le aziende entrano in crisi e iniziano a licenziare e/o fallire. I mercati si accorgono che il cambio a cui è legato quello Stato non è più “credibile”, e parte l’attacco speculativo, vedendo avvicinarsi la necessità di abbandonare la moneta forte con conseguente svalutazione.

“Ma noi abbiamo una sola moneta quindi siamo al riparo dalla svalutazione!”

Col caxxo che lo siamo!

Intanto la svalutazione non è un disastro da cui stare al riparo ma un riappropriarsi di un parametro di riferimento tra diverse economie fondamentale per mantenere un sano equilibrio tra di esse e sfido chiunque a sostenere il contrario, poi, se non puoi svalutare la moneta, l’unico modo per tentare di riacquistare competitività all’estero diventa quello di svalutare l’unica variabile che da sempre è bastonata da ogni parte: il lavoro. (e su questo tornerò in un prossimo intervento).
Partono quindi le riforme strutturali che hanno il solo scopo di abbassare il costo del lavoro (la liberalizzazione dei licenziamenti e le forme di lavoro temporaneo in presenza di alta disoccupazione si traduce in lotta tra poveri per ottenere qualsiasi posto di lavoro accettando via via condizioni peggiori).

Ecco, vi sembra che non ci sia nulla di attinente tra il ciclo di Frenkel e quello che sta accadendo in questi anni? No?

Ma veniamo al primo spunto di riflessione che con questa premessa volevo sottoporvi.

Secondo voi a chi è funzionale l’adozione di una moneta unica?

Forse ai turisti? Forse un giapponese rinuncia a venire in Italia per il problema di dover fare due calcoli sul cambio? o un italiano rinuncia a visitare Londra per lo stesso motivo? O forse esistono le carte di credito che permettono di effettuare pagamenti senza neppure il peso di “complicati” calcoli e senza portarsi mazzi di banconote straniere in tasca? Che poi io negli anni 80/90 ho girato tutta l’Europa solo con contante e l’unico problema che ho avuto è che a un certo punto il contante finiva e dovevo tornare a casa .… Ma come diavolo ho fatto a viaggiare in quelle condizioni? E le ferie in Spagna? Caspita, il giorno prima del mio rientro ho dovuto donare tutte le monete ad un mendicante davanti al supermercato perchè in banca non me le avrebbero ricambiate! che rovina, che cosa folle!

Allora, forse, le aziende che commerciano con l’estero sono impossibilitate a fare affari senza moneta unica? Eh, infatti ancora oggi niente commercio in Cina, Indonesia, Giappone, Usa…. che non hanno la nostra monetonaonaona! No è, non è così? Commerciamo anche con quello con gli occhi a mandorla!? Ma va, non può essere possibile…
E infatti, tra l’altro, prima dell’ingresso nella moneta unica non esistevano scambi commerciali, vivevamo in completa autarchia e non si capisce come mai il Made in Italy fosse così conosciuto nel mondo….

E allora, porco Mondo, a chi è funzionale questa moneta unica?

Proviamo a fare un ragionamento:
Se io sono una finanziaria straniera e ho le banche piene di soldoni e li voglio far fruttare, mi conviene prestarli nel mio paese dove gli interessi sono praticamente negativi o nei paesi periferici dove mi rendono 2 – 3 – 4 …12 volte più che in casa mia?
Ma anche prima della moneta unica gli interessi nei paesi periferici erano più alti di quelli dei paesi centrali quindi, Goku, che stai a di’?

Dico che ora c’è la Moneta Unica, ed è scoparso il rischio di cambio!

Se per esempio prima uno straniero comprava un titolo Italiano che rendeva il 5% mentre a casa sua il titolo rendeva l’1% alla fine dell’anno con un investimento di 100 monete si ritrovava con 105 monete invece che 101, MA se evidentemente l’economia del suo paese era più forte di quella in cui aveva prestato e la sua valuta si rivalutava e quella dell’altro paese si svalutava il rischio era che riportato il suo capitale nella sua valuta i suoi 105 soldi (con il mutamento del cambio) potevano ridiventare 101 o addirittura 99 e, come spesso accadeva, il conto tra “usuraio” e il suo debitore si riequilibrava.

Quindi chi “letteralmente” ci guadagna dalla mancanza delle monete nazionali? Il Debitore o il CREDITORE? (non suggerisco, giuro!)

Capite ora perché il ciclo di Frenkel è ricorsivo in tutti i casi di agganci valutari ad una moneta forte?
Se avete dubbi o pareri contrari ne discutiamo, c’è molto altro da aggiungere ma se ci pensate bene da questo punto di partenza il panorama è già mooolto ampio…

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Posto QUESTO ARTICOLO (da leggere compresi i link attivi per comprendere bene), perché in questi mesi ho perso la voglia di scrivere e qui posso dire che ho trovato un intero capitolo del “Gokupensiero”.

Buona lettura.

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@goku Ho letto ma forse non capito a fondo l’articolo. Nel senso che secondo me spiega solo il perchè ti senti impotente di fronte a “l’idiozia” dilagante ma quello che mi chiedo è : perchè ora? Nel senso che non c’è nulla di nuovo sotto il sole rispetto a quello che commentiamo da anni oramai e che scrive Bagnai. Quindi mi domando qual’è la gocci che ha fatto traboccare il tuo vaso? :meme_questioning:

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Domani e Domenica 14-15 novembre 2015 si svolgerà a Montesilvano (PE) la quarta conferenza organizzata da /Asimmentrie (la associazione fondata da Bagnai e da altri economisti, giuristi e giornalisti) http://www.asimmetrie.org/chi-siamo/.

Vi parteciperanno parecchie persone che reputo molto preparate e di spessore:

Luciano Barra Caracciolo - Giurista e membro del Consiglio di Stato (autore del blog http://orizzonte48.blogspot.it/)

Diego Fusaro - Docente Universitario (filosofia e studioso del pensiero di Marx)

Heiner Flassbeck - economista (area macroeconomica e monetaria - Keynesiana)

Roberto Frenkel - economista (quello del “Ciclo di Frenkel”) non presente causa malattia

Vladimiro Giacché, Docente ed economista (già citato qui)

Claudio Borghi - Ex docente universitario, ora economista di riferimento della Lega N.

Brigitte Granville e Christopher Granville - Docenti di economia in Francia e Russia

Francesco Bilancia - Docente Universitario (area Giuridica)

Giandomenico Majone - Professore emerito di Scienze Politiche presso Istituto Universitrio Europeo di Firenze

Davide Tarizzo - ricercatore di Filosofia Morale presso l’Università degli Studi di Salerno

Alessandro Di Battista - Politico (M5S) non sarà presente causa summit M5S per discutere l’intervento di domani in parlamento sui fatti di Parigi

Ugo Boghetta - Politico (di Rifondazione Comunista)

Alfredo D’Attorre - Politico (del PD)

Mimmo Porcaro - Politico di sinistra

Matteo Salvini - Politico (Lega Nord)

Altri:
Luciano Canfora, Guido Castelli, Pier Paolo Dal Monte, Gianni Melilla.

Moderatori, i giornalisti:

Andrea Pancani - Giornalista de LA 7 non presente causa i fatti di Parigi
Ambrose Evans-Pritchard del "The Telegraph"
Marcello Foa docente di Comunicazione e Giornalismo presso l’università Ticinese e la Cattolica di Milano anche di un blog sul Giornale.it http://blog.ilgiornale.it/foa/

Qui potete leggere il programma della conferenza
http://www.asimmetrie.org/wp-content/uploads/2015/11/EUM2015_programma.pdf

EDIT

I Fatti di Parigi hanno modificato abbastanza pesantemente il programma, ho corretto l’elenco degli invitati per quanto mi è dato sapere.

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videostreaming disponibile qui:

sabato 14 novembre dalle ore 14:00 alle 19:30

domenica 15 novembre dalle 9:30 alle 12:30
https://www.youtube.com/watch?v=k49sy8gLRUs

domenica 15 novembre dalle 14:00 alle 16:00
https://www.youtube.com/watch?v=I1X10bDsOu0

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UNA PERLA DA INCORNICIARE

«Se le nazioni impa­ras­sero a rag­giun­gere la piena occu­pa­zione con le loro poli­ti­che interne, non ci sareb­bero più forze eco­no­mi­che che met­tono gli inte­ressi di un paese con­tro quelli dei vicini (…). Il com­mer­cio inter­na­zio­nale ces­se­rebbe di essere quello che è, cioè un espe­diente dispe­rato per man­te­nere l’occupazione interna spin­gendo le ven­dite all’estero e limi­tando gli acqui­sti, che – se fun­ziona – non fa altro che spo­stare il pro­blema della disoc­cu­pa­zione sul paese vicino che esce in con­di­zioni peg­giori dalla lotta»

(John May­nard Key­nes, Teo­ria gene­rale dell’occupazione, inte­resse, moneta, 1936, capi­tolo 24).

e anche questa

“Quando l’accumulazione di capitale di un paese diventa il sottoprodotto delle attività di un Casinò [La Borsa (ndr)], è probabile che le cose vadano male”

Per salvare l’euro, Draghi sacrifica gli stipendi

BRUXELLES (WSI) – La Bce vuole abbassare le remunerazioni degli europei pur mantenendo l’obiettivo di una inflazione vicina alla soglia del 2% prestabilita. Draghi ha lanciato un appello nemmeno troppo velato in cui chiede di poter aggiustare gli stipendi per aiutare l’euro. Si tratta in pratica di una svalutazione non monetaria bensì salariale nel blocco a 18.
Abbandonare così come salvare la moneta unica ha un prezo. “Il prezzo da pagare per voler mantenere a tutti i costi l’euro comporta dei costi economici, ma anche dei costi in termina di perdita di crescita e dei costi sociali”, dice Charles Sannat, giornalista e analista ‘contrarian’, professore di economia in diverse università di business parigine.

continua QUI

altro articolo:

BAD BANK…ALLE SOLITE…

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Mannaggia a te @cycomarco, con l’articolo qui sopra mi prepari la strada per salire in cattedra manco fossi un profeta. Perchè?

Perchè questo articolo è del 1° dicembre 2014 (!) e dice una cosa che io avevo già detto giusto giusto tre mesi prima in quest’altra discussione:

In realtà io non sono un profeta, ho solo letto e unito i puntini e Draghi ha detto una cosa scontata, tacendo però le infauste conseguenze di una minkiata simile:

Diminuzione dei salari -> diminuzione della domanda -> Crisi economica -> Licenziamenti e perdita di competitività delle imprese -> Diminuzione dei salari -> diminuzione della domanda -> Crisi economica -> Licenziamenti e perdita di competitività delle imprese -> Diminuzione dei salari -> diminuzione della domanda -> Crisi economica -> Licenziamenti e perdita di competitività delle imprese -> …

Ma ci sono anche molti altri risvolti a questo processo “pro-ciclico” (cioè un ciclo negativo che si autoalimenta) per esempio che creare regole che alimentano la crisi e il fallimento di aziende e famiglie ha anche lo strano effetto di aumentare grandemente l’insolvenza dei Crediti Bancari mettendo a rischio L’INTERO SISTEMA BANCARIO.

Come dice questo grafico della Banca Mondiale che mostra la percentuale dei crediti “deteriorati” cioè insolventi in proporzione all’ammontare dei crediti concessi dalle banche.

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Stavo per aprire una nuova discussione in #news dal Mondo dal titolo “La minkiata del giorno”, ma poi ho realizzato che anche questa fa parte delle Falsità di cui parlo qui, quindi:

## REUTERS ITALIA: - L’agenzia di rating Moody’s ha ammonito oggi la Gran Bretagna che un’eventuale uscita dalla zona euro, la cosiddetta Brexit, potrebbe comportare il rischio di un outlook negativo per il Paese.

Ma la Gran Bretagna NON fa parte della zona euro!!!
:muro:

Capre! Capre! Capre! [cit.]

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Pero’ c’è da notare che anche in GB la disinformazione regna sovrana.
Se non ho capito male, secondo me si sono accorti che l’europa li sta trascinando giù con sè e invece di uscirne, si fanno terrorizzare da presunte catastrofi ridicole.

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Fosse solo disinformazione, ci sarebbe la speranza che qualcuno esprima anche una voce di dissenso, ma la sutiazione è ben più grave, come ha velocemente imparato il direttore generale dellle Camere di Commercio Britanniche che si è permesso di esprimere il parere che che sarebbe meglio per gli Inglesi se votassero per uscire dall’UE.
Risultato: SOSPESO DALL’INCARICO!

#Business Leader Suspended Over Brexit Remarks
http://media.skynews.com/media/images/generated/2016/3/4/450807/default/v1/cegrab-20160304-205820-735-1-736x414.jpg
##The British Chambers of Commerce’s John Longworth told Sky News the UK would be better off if voters decided to leave the EU.

But Sky News understands the BCC’s president, Nora Senior, instigated the suspension and members have now been told that Mr Longworth has been temporarily suspended for breaching the group’s official position of neutrality.

Il messaggio è chiaro: no a voci contrastanti o ne paghi subito le conseguenze.

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Tornando alle conseguenze…

e per chi crede di essere tranquillo…
https://pbs.twimg.com/media/ChWstAuWkAAyRbJ.jpg

“per chi non ha voglia di occuparsi di economia, non c’è problema, sarà l’economia ad occuparsi di lui”.

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Italiani, fuga da banche: 90 miliardi sotto il materasso