Quest’oggi ho pensato di darvi alcuni spunti di riflessione sulle “regole del gioco” e su cosa succede quando queste mutano.
N.B. - Mi rendo conto benissimo che è una sinsesi molto parziale, ci sono millemila argomenti che si concatenano ma come dicevo si tratta di spunti di riflessione, non di un trattato economico, per quelli rivolgetevi altrove (alcune fonti ve le ho già date).
Ho quindi pensato di partire presentandovi un uomo “molto strano”: Riccardo Frenkel.
Strano? Perchè?
Bhè, credo che non sia normale per un uomo avere il ciclo e lui ne ha uno tutto suo:
Il Ciclo di Frenkel.
Allora vediamo il più brevemente possibile cosa dice lo studio di Frenkel e il suo Ciclo.
Questo studio prende in considerazione cosa accade quando economie differenti (con struttura industriale differente, inflazione differente, norme fiscali, sociali e lavorative differenti, potenzialità del territorio differenti e risorse differenti) adottano un aggancio valutario ad una moneta “forte”, che nella storia è quasi sempre stato un aggancio valutario al Dollaro e oggi all’Euro per i paesi aderenti.
Accade questo:
1a fase: Adozione del cambio fisso e deregolamentazione - in questo primo momento, come “logica” conseguenza all’aggancio valutario ad una moneta forte vengono adottati pacchetti di riforme finanziarie con liberalizzazioni dei mercati finanziari interni e liberalizzazione dei movimenti di capitali esteri.
2a fase: Esplosione del debito estero - Come conseguenza delle liberalizzazioni di cui sopra scompare completamente il rischio di cambio e le società finanziarie dei paesi più ricchi trovano facile sbocco nei nuovi paesi con economia meno matura per i loro capitali a tassi di interesse più alti rispetto a quelli che potrebbero lucrare a casa loro e i paesi “periferici” trovano quella facilità di credito che non permetteva loro di spendere come nei paesi più “sviluppati” e decolla l’accesso al credito che altro non è che indebitamento e visto che a prestare i soldi sono finanziarie estere decolla l’indebitamento estero.
3a fase: L’economia “periferica si surriscalda” - L’aumento della liquidità determinato dalla fase precedente stimola l’economia, gli acquisti aumentano e con l’aumento della domanda naturalmente sale anche l’inflazione (prima regola del mercato: se ho un pesce e due persone che lo vogliono il prezzo sale) e con l’aumentare dell’economia aumentano anche le lecite aspettative di futuri maggiori guadagni che si trasformano in nuove richieste di finanziamenti (per lo più al consumo).
4a fase: La competitività peggiora e si gonfiano le bolle- L’aumento dell’inflazione porta al peggioramento della competitività del paese periferico rispetto a quello centrale, la bilancia commerciale peggiora (si acquistano più beni all’estero di quanti se ne vendono) ma il fascile accesso al creditocontinua a spingere ad indebitarsi.
5a fase: Arresto dei finanziamenti e scoppio della crisi - A un certo punto però, una causa estena (come fu lo scoppio della scrisi sub-prime degli USA ma sarebbe andata così in ogni caso) spinge il settore finanziario a rientrare dei loro crediti poichè diventa sempre più evidente che l’esposizione ha superato di gran lunga il limite del rischio. Scoppia la crisi, i capitali rientrano (o tentano di rintrare) nei paesi di provenienza, lo Stato inizia a farsi carico di maggiori spese (e minori entrate causa crisi) per cercare di sostenere e spingere l’economia a riprendersi.
6a fase: Decollo dello spread e pubblicizzazione del debito - Naturalmente col rientro all’estero di parte dei capitali gli interessi schizzano in alto, non solo quelli privati ma anche quelli sui Titoli di Stato, che fanno aumentare il conto che lo Stato deve pagare per finanziarsi. Da qui un aumento delle manovre di austerità e incremento della pressione fiscale per poter continuare a pagare il conto degli interessi. Poi lo scoppio delle bolle finanziarie mettono in crisi il sistema bancario e lo Stato è costretto ad intervenire per evitare che la loro crisi travolga i risparmiatori e tutto il sistema economico nazionale (too big to fail).
7a fase: Il tracollo - Le misure di austerity, i tagli alla spesa sociale e l’aumento dell’imposizione fiscale deprimono il mercato interno, le aziende entrano in crisi e iniziano a licenziare e/o fallire. I mercati si accorgono che il cambio a cui è legato quello Stato non è più “credibile”, e parte l’attacco speculativo, vedendo avvicinarsi la necessità di abbandonare la moneta forte con conseguente svalutazione.
“Ma noi abbiamo una sola moneta quindi siamo al riparo dalla svalutazione!”
Col caxxo che lo siamo!
Intanto la svalutazione non è un disastro da cui stare al riparo ma un riappropriarsi di un parametro di riferimento tra diverse economie fondamentale per mantenere un sano equilibrio tra di esse e sfido chiunque a sostenere il contrario, poi, se non puoi svalutare la moneta, l’unico modo per tentare di riacquistare competitività all’estero diventa quello di svalutare l’unica variabile che da sempre è bastonata da ogni parte: il lavoro. (e su questo tornerò in un prossimo intervento).
Partono quindi le riforme strutturali che hanno il solo scopo di abbassare il costo del lavoro (la liberalizzazione dei licenziamenti e le forme di lavoro temporaneo in presenza di alta disoccupazione si traduce in lotta tra poveri per ottenere qualsiasi posto di lavoro accettando via via condizioni peggiori).
Ecco, vi sembra che non ci sia nulla di attinente tra il ciclo di Frenkel e quello che sta accadendo in questi anni? No?
Ma veniamo al primo spunto di riflessione che con questa premessa volevo sottoporvi.
Secondo voi a chi è funzionale l’adozione di una moneta unica?
Forse ai turisti? Forse un giapponese rinuncia a venire in Italia per il problema di dover fare due calcoli sul cambio? o un italiano rinuncia a visitare Londra per lo stesso motivo? O forse esistono le carte di credito che permettono di effettuare pagamenti senza neppure il peso di “complicati” calcoli e senza portarsi mazzi di banconote straniere in tasca? Che poi io negli anni 80/90 ho girato tutta l’Europa solo con contante e l’unico problema che ho avuto è che a un certo punto il contante finiva e dovevo tornare a casa .… Ma come diavolo ho fatto a viaggiare in quelle condizioni? E le ferie in Spagna? Caspita, il giorno prima del mio rientro ho dovuto donare tutte le monete ad un mendicante davanti al supermercato perchè in banca non me le avrebbero ricambiate! che rovina, che cosa folle!
Allora, forse, le aziende che commerciano con l’estero sono impossibilitate a fare affari senza moneta unica? Eh, infatti ancora oggi niente commercio in Cina, Indonesia, Giappone, Usa…. che non hanno la nostra monetonaonaona! No è, non è così? Commerciamo anche con quello con gli occhi a mandorla!? Ma va, non può essere possibile…
E infatti, tra l’altro, prima dell’ingresso nella moneta unica non esistevano scambi commerciali, vivevamo in completa autarchia e non si capisce come mai il Made in Italy fosse così conosciuto nel mondo….
E allora, porco Mondo, a chi è funzionale questa moneta unica?
Proviamo a fare un ragionamento:
Se io sono una finanziaria straniera e ho le banche piene di soldoni e li voglio far fruttare, mi conviene prestarli nel mio paese dove gli interessi sono praticamente negativi o nei paesi periferici dove mi rendono 2 – 3 – 4 …12 volte più che in casa mia?
Ma anche prima della moneta unica gli interessi nei paesi periferici erano più alti di quelli dei paesi centrali quindi, Goku, che stai a di’?
Dico che ora c’è la Moneta Unica, ed è scoparso il rischio di cambio!
Se per esempio prima uno straniero comprava un titolo Italiano che rendeva il 5% mentre a casa sua il titolo rendeva l’1% alla fine dell’anno con un investimento di 100 monete si ritrovava con 105 monete invece che 101, MA se evidentemente l’economia del suo paese era più forte di quella in cui aveva prestato e la sua valuta si rivalutava e quella dell’altro paese si svalutava il rischio era che riportato il suo capitale nella sua valuta i suoi 105 soldi (con il mutamento del cambio) potevano ridiventare 101 o addirittura 99 e, come spesso accadeva, il conto tra “usuraio” e il suo debitore si riequilibrava.
Quindi chi “letteralmente” ci guadagna dalla mancanza delle monete nazionali? Il Debitore o il CREDITORE? (non suggerisco, giuro!)
Capite ora perché il ciclo di Frenkel è ricorsivo in tutti i casi di agganci valutari ad una moneta forte?
Se avete dubbi o pareri contrari ne discutiamo, c’è molto altro da aggiungere ma se ci pensate bene da questo punto di partenza il panorama è già mooolto ampio…